
Rientri a casa.
Hai superato quasi brillantemente la giornata.
Ti sei districato egregiamente nella bolgia della metropoli, hai preso atto delle notevoli stronzate di Facebook, letto le “uniche” migliaia di soluzioni per la rinascita del paese.
Ora puoi metterti comodo…
Monco della tua insostituibile e dolcissima metà emozionale, sogni già la preparazione di cene luculliane che sono presto risolte: spaghetti con pesto pronto e insalata.
Tempo stimato: undici minuti.
Intanto lo zapping semi compulsivo ti fa pigiare i tasti dello scettro-comando.
Stessa storia; notizie, fiction, gossip, sport, Camilleri… Camilleri?

Il dito si ferma e tutto il bailamme frenetico delle dodici ore precedenti rallenta insieme alle parole di questo “grande” personaggio.
Mi sento quasi in colpa e in dovere di allinearmi al ritmo pacato di quella intervista che Iannacone conduce con la semplicità adeguata al contesto, che vede il maestro seduto alla sobria scrivania di casa sua.
La meraviglia dove sta direte voi?
Nelle parole scelte con eleganza, nella umiltà dei concetti che esprime, nella straordinaria lucidità mnemonica nel riordinare pensieri che sono proporzionalmente giovani a dispetto della sua età.
Pura e disarmante semplicità.
Cosi spazia tra il pensiero cambiato nei nostri giorni e il momento storico che trova sempre più ferocemente accoliti nella ricerca della supremazia e del disprezzo verso il prossimo.
Poi racconta il suo modo di affrontare la cecità e la fantasia immediata quando scrive di Montalbano.
E poi altre cose che io non sono riuscito a cogliere, ma che durante la sigla di chiusura mi fanno convinto di aver “speso” bene quei venti minuti.
Subito dopo, la porta si apre ed entra una donna a riempire casa e cuore, mentre mi muovo pensando che in fondo è una sera come tante, ma molto meglio di tante altre.
PasqualedettoPaski