Fabio Petrella: IL MONTE MAGICO DEL MUSINE’

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Di Fabio Petrella

La costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro ricopre un ruolo di grande importanza nelle tradizioni esoteriche occidentali ed orientali, come pure la figura del Drago. In questo articolo vediamo come Draghi e Stelle siano presenti anche sul monte magico del Musinè, la montagna posta allo sbocco della val di Susa, di fronte alla Sacra di San Michele.

Il Monte Musinè è noto nel mondo geologico per essere uno dei più importanti affioramenti del mantello terrestre. Esso è costituito da rocce ultrabasiche (peridotiti ad olivina, pirosseno, spinello) pressoché risparmiate dalle trasformazioni metamorfiche alpine. La composizione di queste rocce è ricca di minerali del ferro e del magnesio, che, in eccesso, portano ad abbassare considerevolmente il livello della fertilità naturale, alterando il potenziale nutrizionale delle piante.

Vista del versante sud del monte Musinè

Si spiega pertanto come la montagna sia sempre stata piuttosto brulla con poca vegetazione arbustiva e qualche accenno di bosco di roverella spesso devastato dagli incendi. Così si presenta questa fascia alpina pedemontana andando verso nord ma il Musinè isolato come una sentinella all’ingresso della val di Susa ha sempre fatto parlare di sé sin dai tempi remoti.

Va però tenuto anche in considerazione il fatto che le rocce siano poco alterate, risparmiate dall’azione metamorfica della neotettonica, conferendo così alla montagna, unitamente alla sua posizione isolata, un aspetto vulcanico. L’abbondanza di rocce ferrose inoltre conferisce della qualità particolari perché indubbiamente la loro grande massa comporta un’alterazione del campo geomagnetico circostante il monte, presupposto per la creazione della cosiddetta “agopuntura terrestre” forse utilizzata per cerimoniali sacri nei siti megalitici come Stonehenge ed Avebury, Di sicuro queste anomalie di campo possono influenzare il funzionamento di molte strumentazioni da quelle elettroniche più sofisticate a quelle elementari come le bussole.

L’analisi geobiologica ci porta quindi a comprendere come l’elemento Fuoco sia legato indissolubilmente alle storie e leggende che si tramandano sul monte Musinè, come pure le ipotesi fantascientifiche, di cui la più famosa è basata sul ritrovamento di un particolare obelisco che acquistò fama mondiale grazie ad un libro di Peter Kolosimo intitolato “Astronavi sulla preistoria”. Sulla sua superficie compaiono alcune croci, un cerchio in alto a sinistra con un punto al centro e due semicerchi tagliati nella parte inferiore.

Obelisco di Peter Kolosimo

La storia del monte è stata da sempre legata a riti sacri e tradizioni antiche: indagini archeologiche hanno portato al ritrovamento di tracce di insediamenti risalenti al II millennio a.C., con annessi numerosi reperti preistorici. Sul Musiné sono rinvenibili diverse tracce di megaliti che avvalorano la sacralità attribuita alla montagna, come nel caso delle “coppelle” scavate nella roccia, facilmente visibili durante la scalata, tipiche delle zone di cerimonie degli antichi druidi ma con segni anche recenti, dimostrazione del fatto che il luogo sia tuttora frequentato per cerimonie pagane. Più importanti e significativi sono i menhir di notevoli dimensioni su cui sono incisi graffiti preistorici con disegni riconducibili a mappe stellari.

Numerose leggende riportano sempre allo stesso tipo di energia, di cui abbiamo spiegato l’origine fisica, dai carri di fuoco all’immancabile drago/serpente, e poi tutte le rappresentazioni dell’Universo, dal Sole alle Stelle.

Simbolo solare inciso nella roccia sul Musinè

Il Drago/serpente sembra comparire anche accanto al segno solare: sia sul Musinè, dove lo vediamo inciso vicino alla raffigurazione dell’astro e martellinato sotto quello che parrebbe un ammasso stellare, sia nei pressi di Caprie, sempre nella valle di Susa, dove una lama di pietra guarda su uno strapiombo di 150 metri, sovrastata da segni solari.

Pera Marsa di Caprie

Sito megalitico sul Musinè

Oltre a rappresentazioni solari sul Musinè troviamo menhir, pietroni che potrebbero essere aree sacrificali preistoriche, come il monolito trapezoidale perfettamente squadrato rinvenuto poco sotta la vetta.

Menhir sul monte Musinè
Pietra quadrata sacrificale sul monte Musinè

I fuochi rituali di cui si narra potevano essere stati generati dall’accensione di resine e grassi animali nelle coppelle (incisioni appunto di piccole coppe) che abbondano sul monte, fra i 400 e i 900 metri di quota per ripetere sulla Terra uno schema celeste legato alla geometria delle costellazioni. Secondo alcuni autori dalla disposizioni delle coppelle è possibile ricostruire gran parte del  Cielo Boreale:

Anche a La Ferrassiè (Charente) è stata trovata un’incisione raffigurante le stelle dell’Orsa Maggiore, simile a quella riconosciuta sul Musinè e qui sotto riportata.

Coppella sul Musinè raffigurante la costellazione dell’Orsa Maggiore

Il montè Musinè con i suoi misteri rimane un’ulteriore testimonianza delle connessioni fra micro e macrocosmo, ricordandoci ancora una volta come sotto un unico cielo gli Attori (ovvero le forze cosmiche e le forze telluriche) siano sempre gli stessi e ritornino ciclicamente a presentarsi agli occhi acuti dei ricercatori spirituali: la ruota del Mulino di Amleto gira e con essa l’asse del tempo e dello spazio.

Nello spazio locale allo sbocco della valle Susa fra Sacra e Musinè avvengono battaglie che decidono le sorti della storia occidentale: Massenzio e Costantino (Pagani contro Cristiani) prima e Carlo Magno e Adelchi (Franchi contro Longobardi)  poi.

La Croce apparsa a Costantino “in sogno” era la costellazione della Croce del Nord o Cigno  che la notte prima della battaglia era visibile proprio sopra al monte Musinè, indicando così il luogo adatto per vincere (In hoc signo vinces), un bell’esempio di collegamento Terra-Cielo.

Stanze Vaticane – Raffaello – Apparizione della croce

A questo proposito sicuramente non è da trascurare la vicinanza del Musinè con la linea di San Michele che passa a poca distanza sul monte Pirchiriano dove è stata costruita l’omonima Sacra. Le origini particolare del sito sono sia di tipo geomorfologico che mitologico: da una parte due monti che controllano fronteggiandosi lo sbocco della valle di Susa e della via Francigena, dall’altra i riferimenti al Drago che appaiono sia per san Michele sia per il Musinè. Si tratta quindi di un evidente collegamento per comprendere la potente contrapposizione delle energie ctonie (telluriche/infere) e di quelle celesti (spirituali/cosmiche/supere) che sembrano marcare dall’astrale un luogo terrestre di particolare importanza.

Sito: https://www.fabiopetrella.it/

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