Pillole di pasky:Rientro lento, ma tanto rock …

4.7
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Sono sul bus che mi riporta a casa da San Siro.
Ma quale scopo giustifica l’ora tarda, una città diversa dalla tua mista ad una stanchezza indecifrabile direte voi?
Beh, dico io, ero a vedere la leggenda.
E se pensate che stia usando questo termine a sproposito, pensatelo pure, poco importa.
Spesso e oggettivamente le leggende o i fenomeni sono sopravvalutati secondo me.
A volte ci capita di esaltarci per qualcosa di molto futile e poco “spesso”; quelle cose che non sopravvivono neanche un anno.
Ma quando succede, ovviamente non lo sappiamo ancora in quanto poco padroni del futuro e discretamente convinti di avere quel guizzo intuitivo in più di altri.
Ora vi parlo di musica!

Ok lo dico, ho visto il concerto dei Rolling Stones, mancava alla mia collezione
personal-musicale e così mi sono convinto a sborsare l’equivalente di una settimana in Egitto per esserci.
Per poter raccontare ai posteri che io ero lì con altri fantastici migliaia di pazzi che quella leggenda volevano incorniciarla un pochino nella loro mente accanto al biglietto peraltro anch’esso poco tangibile e virtuale.
La band monca dello storico Charlie Watts, comincia col suo ricordo di immagini impresse sui monitor giganti omaggiate da un applauso infinito dei sessantamila presenti.
Nessuno escluso, lo giuro!
E poi cominciano, con la precisione vocale e scenica che rende quella serata un sogno sotto le stelle.
Quel sogno al cielo aperto di San Siro.
Gli stretti e scomodissimi sedili che ci accolgono servono solo a farci balzare in piedi prima del previsto.
Musica e sangue e sudore e rock che ti entra dentro come un tempo neanche troppo remoto.
La musica è uno dei pochi esempi di estrema democrazia perché accontenta tutti, in ogni angolo del globo, e tu la plasmi e la ascolti a tuo piacimento e cogli le note o le parole degli artisti che preferisci e mai tradisce.
E così che, scusandomi fin d’ora, cerco di rivolgere grande rispetto alle nuove leve ovviamente, ma dopo serate come queste mi piace pensare che comincio a prepararmi fin d’ora ad invecchiare e dormire sulle note di “wild horses” con la mente ferma ancora a cento km fa.

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